Via di Santa Maria dell'Anima (R. VI – Parione; R. V - Ponte) (da piazza di Pasquino a piazza di Tor Sanguigna)
La via prende il nome dalla chiesa costruita sul posto ove fu rinvenuta un’immagine della SS. Vergine, con due figure genuflesse, rappresentanti anime del purgatorio (immagine collocata poi nella chiesa). Dell’immagine che le dette il titolo di “S. Maria dell’Anima” v’è una copia in pietra sopra la porta maggiore. Iniziata nel XV sec. sotto Eugenio IV (Gabriele Condulmer - 1431-1447), per un lascito di tre case e denaro, anche per la costruzione di un ospizio per i poveri tedeschi, fu eretta sotto Adriano VI (Adriaan Florenszoon Boeyens - 1522-1523) che vi fu sepolto.
Via Santa Agnese in Agone attuale [1], che va dalla suddetta via dell'Anima a piazza Navona, è un ricordo dell’antico nome della via di cui si tratta. Venendo dalla “via Parionis” (oggi via del Governo Vecchio) si entrava nella "platea Parionis" (oggi piazza Pasquino) ed a sinistra di questa, s'iniziava, appunto la via di Sant'Agnese in Agone oggi detta Santa Maria dell’Anima.
Entrando nella via (da Piazza Pasquino), si ha oggi, a destra , il retro del palazzo Pamphili, che in piazza Navona ha il suo ingresso principale ornato da quattro grandi colonne provenienti dall'antica basilica di San Pietro [2].
Chiesa di Santa Maria dell’Anima - Circa la chiesa, è documentato che nel XIV secolo esisteva, annesso all’ospizio nazionale dei tedeschi, un oratorio che il rettore Giovanni Peters e lo scrivano Pontificio Dietrich di Niem avevano istituito nel rione Parione per i pellegrini alemanni.
Nel novembre 1398 si trova una concessione di indulgenze accordata da Bonifacio IX (Pietro Tomacelli - 1389-1404) a chi concorrerà per il completamento della conservazione dell'ospedale “sub vocabulo Santa Mariae Animarum” “una cum oratorio, domibus separatis virorum et mulierum...per Ioannem Petri de Dordrecht et Catterinam eius uxorem Traiechten”.
Sembra però che essi avessero iniziato la loro attività sotto Clemente VI (Pierre Roger - 1342-1352), giacché, sul Liber Fraternitatis di Santa Maria dell'Anima è scritto: “Clemens VI papa CCV., qui vixit annis X;: et suo tempore in iubileo (pubblicato da Avignone) anno MCCCCL., Primo hospitale fuit inceptum per quendam Iohannem Petr. De Dordraco, laicum Alamannum, et Catterinam legitimam eius uxorem, intuitu pauperum Alemannorum propter iubileum in Urbe tunc existentium”.
Quanto alla chiesa, un “Compendio manoscritto delle antiche chiese di Roma” vuole fosse edificata nel 1400, sotto Bonifacio IX (Pietro Tomacelli – 1389-1404), consacrata nel 1433, sotto Eugenio IV (Gabriele Condulmer – 1431-1447), e ornata nel 1512.
Un’altra fonte dice che l’ambasciatore Cesareo Mattia Lang pose la prima pietra della nuova chiesa che fu consacrata il 23 novembre 1511[3].
Certo che nel 1527 i lanzi tedeschi vi trovarono un ingente bottino, ciò che fece dire ai romani: “i Tedeschi non hanno salvato neanche i Tedeschi”.
Vi era stato da poco sepolto Adriano VI di Utrecht (Adriaan Florenszoon Boeyens - 1522-1523), maestro di Carlo V (1500-1558) ed ultimo (fino ad ora 1958) Papa straniero che, senza sua colpa, tanto odio suscitò il dubbio che la sua morte fosse dovuta a veleno.
Il giorno stesso del suo decesso fu mandata al suo medico Antracino, una corona di alloro che portava scritto sopra un nastro: “Al liberatore della Patria – SPQR”.
E poiché la sua salma fu posta provvisoriamente fra quelle di Pio II (Enea Silvio Piccolomini - 1458-1464) e Pio III (Francesco Nanni Todeschini Piccolomini - 1503-1503), non ancora traslate a Sant'Andrea della Valle, Pasquino decretò: “Impius inter Pios”.
Ma già alla sua elezione, si era scagliato contro il sacro collegio dicendogli:
"O del sangue di Cristo traditore Ladro Collegio che bel Vaticano Alla tedesca rabbia hai posto in mano. Come per doglia, non ti scoppia il core?".
Ne si placò alla sua morte, che scrisse del Pontefice ciò che in effetti egli non meritava:
“ Perfido come il mare, Adriano, Ipocrita, crudel, invido, avaro, Odioso a ciascun, a nessun caro, Incantator, mago, idolatra, vano, Rustico, inesorabil, inumano, Falsario, traditor, ladro, beccaro, Solitario, bestiale, e fattucchiero!”
Ad Adriano, che era stato eletto, lui assente, nel gennaio del 1522, rimproverarono la caduta di Rodi del 21 dicembre di quell’anno e, nei 20 mesi di regno, fu bersaglio delle più atroci pasquinate, cui tenne bordone (che furono appoggiate) anche quell’Aretin [4](1492-1557), “poeta tosco - che di tutti disse mal - fuorché di Cristo - scusandosi col dir: non lo conosco”.
Il sepolcro erettogli nella chiesa è di Baldassarre Peruzzi (1481-1537) ed ha di fronte quello del duca di Cleves [5] nipote di quell'Anna (di Cleves - 1515-1557), che fu la terza moglie di Enrico VIII (1509-1547), la quale se ne andò in pensione con 3000 lire per non fare la fine di Anna Bolena (1501-1536).
Incerto è l’autore della facciata del Tempio, ma il campanile è attribuito al Bramante. Le due colonne di verde antico che stanno nella chiesa provengono dall'arco di Portogallo.
Chiesa di San Niccolò dei Lorenesi (Per le foto, vedi Largo Febo - Ponte)- Questa chiesa, che ha la facciata sulla via dell’Anima, divisa dall’ex palazzo De Cupis da via dei Lorenesi [6], sorgeva sui ruderi dello Stadio con la fronte rivolta verso piazza Navona ed era detta di “Santa Caterina de criptis agonis”, “in agone”, “agònia". Assegnata nel 1622 alla confraternita dei Lorenesi, fu dedicata a S. Nicolò e ricostruita, fra il 1625 e il 1632, con i travertini trovati nello scavare i fondamenti, col fronte su Via dell’Anima.
Dopo via dei Lorenesi, l’attuale via dell’Anima prosegue verso Tor Sanguigna, fiancheggiata a destra da alcune casette, alcune delle quali appartennero ai Sanguigni.
Sulla sinistra della via di Santa Agnese in Agone, sempre partendo dalla platea Parionis, le case dei Gottifredi [7] (al n.45); seguiva il vicolo de Cupis e poi la casa dei Bussa sulla piazzetta, che fu in seguito occupata da stabili per la sistemazione della strada.
Dopo le due chiese, sul largo creato recentemente (Largo Febo - vedi Ponte), e sul quale sbocca vicolo della Pace, vi era un seguito di casette, che con la parte retrostante fiancheggiavano il vicolo di Febo, che portava a via dei Coronari.
Tor Millina - La torre dei Millini è sull'angolo con la via omonima, e, poco prima della chiesa di Santa Maria dell'Anima, la casa del notaio del Tribunale della Sacra Rotta Giovanni Sander [8], attribuito al Bramante (1444-1514) abbellita da pitture a graffito che vanno scomparendo.
Esistono ai numeri 59, 61 e 64, tre case del XVI secolo.
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[1] ) Era prima chiamato vincolo di Santa Agnese.
[2] ) Francesco Cancellieri, “Descrizione della Basilica Vaticana” pag.23 - 1788 Stamperia Vaticana.
[3] Dice un’iscrizione nel fregio del primo ordine: “Templum Beate Mariae (sic) De Anima Hospitalis Teutonicorum MDXIIII”. Nel fregio della porta principale: “Speciosa facta est”.
[4] Pietro Aretino, figlio naturale di un Luigi Bacci (Vedi Via Baccina - Monti).
[5] Il bassorilievo rappresentante Gregorio XIII (Ugo Boncompagni - 1572-1585), che dà al duca il cappello e lo stocco, che si trovava sopra il sepolcro, sta ora nell’andito della sacrestia. Il sepolcro è opera di Egidio da Riviera e di Niccolò d’Arras.
[6] Vedi “Via dei Lorenesi” (Parione).
[7] I Gottifredi ebbero il protettorato della chiesa di Santa Agnese in Agone, e uno Stefano ne fu rettore nel 1480. Giovanni fu, nel 1362 uno dei riformatori della Roma Comunale. La casa era stata edificata nel 1467 “Jacopus erexit Christi Paulisque (Paolo II) gratia”.
[8] “Io Sander Northusanus Rotae Notarius fec. MDVIII”. I graffiti in gran parte hanno targhe contenenti epigrafi latine (vedi foto di via di Santa Maria dell’Anima, qui di seguito).
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